Abilmente a Vicenza: com'è andata


L'immagine beata di Lucy, personaggio con cui ho molto in comune (fratello compreso!) la dice lunga su come mi sentissi al ritorno dalla Fiera di Vicenza, ieri, domenica 24. Tutto era cominciato poco dopo le 5, con la partenza dal casello autostradale di Riccione. Portafogli pieno (eppure sono riuscita a riportarlo vuoto), propoli spray, per poter parlare senza sgradite conseguenze, viaggio tranquillo. Da non credere, ma nonostante tutti i buoni propositi, la lista delle cose da acquistare, l'elenco di corsi e dimostrazioni, una volta dentro non mi sono smentita. Avete presente quei cagnolini, che quando li sleghi dopo lungo tempo, corrono come impazziti, senza una direzione precisa? Sì? Ecco, io sono così. A mezzogiorno mi rendo conto di non aver comprato niente di quanto previsto, di non aver fatto la foto proposta con le mie fidate compari (nemmeno all'uscita, per la verità), di non aver trovato neppure la cartina per orientarmi, e sì che io mi perdo, eccome se mi perdo! Ma quanto mi sono divertita! Un po' troppa la gente, per i miei gusti, qualcuno particolarmente lento l'avrei schiacciato sotto il trolley, però Vicenza mantiene intatto il suo fascino, per le idee, le novità, le cose irresistibili che offre, e non puoi davvero fare a meno di acquistare. Alle 5 e mezzo la partenza per il ritorno, coi commenti, la mostra di quanto fatto o comprato da ciascuna, poi l'aria si calma, si fa silenzio, si sentono appena i bisbigli, la Claudia apprende dalla sua compagna di posto i rudimenti dell'uncinetto, si guarda un film, e si arriva dritto a casa, senza sosta, perchè ciascuna ha il suo vissuto che l'aspetta, accantonato per qualche ora di spensierata libertà, di gioiosa ricarica. Alla prossima, ragazze (io sto facendo un pensierino al prossimo fine settimana a Forlì)

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